Sessuologia e parto

I DISTURBI PSICOLOGICI NEL POST PARTUM
Diverse sono le patologie che possono presentarsi subito dopo la gravidanza.
Queste possono essere identificabili in:
- Disturbi d'ansia (attacchi di panico o ADP, disturbo post traumatico da stress o DPTS, disturbo ossessivo-compulsivo)
- Disturbi dell'umore (baby blues, depressione)
- Psicosi puerperali

I disturbi d'ansia 
- Il Disturbo Ossessivo-compulsivo o DOC
Si presenta nel 3-5% dei casi subito dopo la gravidanza e compare tra le 4 e le 6 settimane dopo il parto. Si manifesta attraverso una serie di sintomi quali pensieri o immagini mentali, ricorrenti ed intrusivi che riguardano il bambino.
Le OSSESSIONI:
- Paura di contaminarlo;
- Preoccupazioni ricorrenti per la sua salute;
Pensieri ricorrenti relativi alla paura di non essere una buona madre;
-Pensieri ricorrenti relativi alla paura di fargli del male (paura di pugnalarlo, di farlo cadere dalle scale…);
- Necessità di ordine e simmetria.
Le COMPULSIONI:
- Ripetuti lavaggi del piccolo, del suo biberon, degli accessori per il cambio;
- Incessanti controlli su di lui;
-Tendenza ad evitare le situazioni temute fino a trascurarlo;
- Continui aggiustamenti della culla.
Tendenzialmente le donne più a rischio sono quelle che hanno già sofferto di un disturbo d'ansia o di un DOC nel loro passato.
E' importante una volta diagnosticato sia precocemente che nella fase premonitrice, intervenire attraverso la psicoterapia e la farmacoterapia per evitare che ci sia un'evoluzione più grave col tempo.
In questo modo si tende a prevenire una compromissione della relazione madre-bambino.

Disturbi dell'umore 

 I baby blues
Vengono definiti come una serie di disturbi legati all’umore quali il senso d’inadeguatezza, sensazioni d'angoscia, tristezza e possono essere accompagnati da crisi di pianto, ansia, senso di inappetenza.
Questa malinconia, chiamata “baby blues” da Donald Winnicott, uno psicoanalista inglese nato nel 1896, è di carattere temporaneo e passeggero, coinvolge le neomamme durante il primo periodo dopo il parto e colpisce circa il 70% delle donne anche quando il bambino sia stato fortemente desiderato e la gravidanza non ha dato particolari problemi.
Questo disturbo è improvviso ed altrettanto velocemente scompare. Dura, infatti, da un minimo di qualche giorno ad un massimo di qualche settimana.
Le cause fisiologiche sono identificabili nello sconvolgimento ormonale chiamato “tempesta ormonale”; mentre le cause psicologiche sono diverse:
- la neocondizione di mamma comporta una perdita della precedente condizione  di figlia e di attaccamento alla propria madre ed alla propria infanzia;
- la separazione da una rappresentazione interna del bimbo divenuto reale e non più vissuto come oggetto simbiotico nel processo di gestazione.
(entrambe queste situazioni sono definibili come lutti)
- il timore che la nascita comporta e comporterà in termini fisici ma anche psico-comportamentali (di prestazione: "sarò una brava mamma? riuscirò a prendermi cura di lui? sarò all’altezza del mio ruolo?");
- la stanchezza e lo stress dei mesi precedenti, del travaglio e del parto.
I giorni successivi alla nascita, sono molto importanti.
La presenza costante del padre può essere di supporto alla neomamma infondendo amore, tranquillità e sicurezza emotivamente fondamentali per sostenere ed affrontare la genitorialità.
Un atteggiamento di apertura verso gli altri e di fiducia nei confronti nella sua riuscita, aiuteranno la puerpera a superare questo momento molto delicato.

 Depressione
La depressione post-natale è un disturbo dell’umore che colpisce circa il 10-20% delle donne nel periodo che segue il parto. Differisce dai baby blues perchè questi ultimi sono di durata inferiore e non necessariamente si trasformano in depressione post-partum.
I sintomi sono rilevabili nelle crisi di pianto, cambiamento repentino dell’umore, irritabilità, inappetenza, insonnia o al contrario avere necessità di dormire tanto, assenza d’interesse nelle attività quotidiane e nei confronti del bambino, difficoltà decisionali, sensi di colpa, perdita d’interesse per il futuro.
Ma quali sono i fattori di rischio?
La storia individuale di ogni singola donna va valutata in termini di prevenzione: un episodio pregresso di  depressione, la familiarità  (ovvero la presenza di altre persone all’interno dell’ambito familiare che ha sofferto della stessa patologia), stati d’ansia durante la gestazione, la sindrome premestruale (che induce grossi cambiamenti d'umore e reca sofferenza in circa il 5% delle donne), un vissuto di ambivalenza nei confronti della gravidanza (e della maternità), la giovane età, un breve intervallo di tempo tra una gravidanza e l’altra, eventi stressanti (perdita del proprio lavoro o di quello del partner, un lutto), problemi di salute del bambino, un rapporto conflittuale con il partner.
Spesso però, in questi casi, la donna ha difficoltà a parlarne, può sentirsi giudicata, può non sentirsi all’altezza della situazione, non si considera una buona mamma.
E’ proprio la relazione madre-bambino ad essere compromessa: il neonato diventa un peso, risulta difficile da gestire anche nelle semplici cure, infatti viene a proprio a mancare l’aspetto emotivo fino a provare assoluta indifferenza nei suoi confronti.
Una depressione non curata conduce però, alla sua cronicizzazione. Fino a divenire psicosi.
E’ bene dunque, seguire un percorso psicoterapeutico che aiuti e sostenga la donna e la famiglia a salvaguardare la propria salute, quella del bambino e del nucleo familiare.

La sindrome post aborto o PAS
La delicatezza del periodo gestazionale ha molti significati sul piano psicologico ed è insita di componenti emotive. Ecco perché quando una donna si sottopone ad IVG, nonostante abbia portato a termine altre gravidanze, si senta "svuota sul piano emotivo".
Ma cosa può contribuire a questo status?
Spesso la mancanza di un supporto psicologico da parte di persone significative come i genitori o la presenza del partner/marito, induce queste a ripiegarsi su se stesse. 
Le cause che possono averle indotte ad abortire sono svariate:
- perchè "costrette" (per questioni familiari, lavorative, economiche, sollecitate dal partner);
- perché hanno già altri figli,
- perché sono ambivalenti (ciò significa che non sono particolarmente convinte di farlo): questo comporterebbe rimpianto,  depressione, rabbia,
- usano l'IVG come metodo contraccettivo,
- copresenza di un lutto,
- età preclimaterica,
- come conseguenza di una decisione legata a conflitti della coppia (es. fine di una relazione)
- quando la decisione è insita di particolare carico emotivo

COME RICONOSCERLA:
I sintomi più frequenti sono il senso di angoscia, ansietà e preoccupazione, senso di vuoto, di sconfitta, sentimenti di colpa, sogni ed incubi notturni, rifiuto di vivere, depressione. 
La SINDROME POST ABORTO può essere acuta o cronica: i sintomi insorgono di solito abbastanza violentemente e correlati ad eventi particolarmente stressanti quali una nuova gravidanza “difficile” o un aborto spontaneo, oppure una conseguente sterilità, interventi chirurgici (per es. isterectomia), lutti o perdite affettive.
Ci sono inoltre particolari eventi che riportano alla memoria l'aborto quali la sua ricorrenza, l'ipotetica data di nascita, le date che ricordano l'IVG. In queste occasioni i processi psicologici difensivi di rimozione e negazione dell'IVG, vengono meno, lasciando libero spazio all'emozione di venir fuori. 

Ci sono tre diversi evoluzioni diverse del trauma: 
1) psicosi postabortiva
2) stress post aborto 
3) sindrome postabortiva

La prima più grave, insorge immediatamente dopo l’IVG, perdura oltre 6 mesi ed è una patologia psichiatrica.
Il secondo insorge dai 3 ai 6 mesi successivi l’IVG ed è abbastanza lieve. 
La sindrome post-abortiva invece comprende, un insieme di disturbi che possono insorgere subito, ma a volte anche dopo anni, in quanto può rimanere latente a livello inconscio e manifestarsi in conseguenza di episodi che possano riportarle in luce l'evento traumatico.
Per questo, può essere difficile diagnosticarla.

LA GRAVIDANZA ISTERICA
Il fenomeno della gravidanza isterica viene considerato un disturbo di natura psicosomatica e si manifesta nelle donne in cui è presente un forte desiderio di gravidanza tanto da accusare tutti i sintomi di un vero e proprio stato interessante.
La parola “isteria” deriva dal greco “hystera” e significa “utero” e ne parlò per primo Ippocrate, un medico.
Parlava di una reazione a qualcosa che accadeva internamente al corpo e che si rendeva manifesta attraverso dolori e sintomatologie di vario genere.
Nell’arco dei secoli, il termine ha assunto vari significati, ma il vero studio sulle sindromi isteriche fu effettuato da Charcot alla fine del XIX secolo. Egli parlò di nevrosi e di malattie di natura psicosomatica: approfondì infatti le patologie legate all’epilessia e le paralisi come conseguenza di manifestazioni psichiche.
In seguito tale accezione cambia ed oggi si parla di pseudocinesi (falsa gravidanza) .
Un esasperato desiderio, che non può realizzarsi naturalmente attraverso una gravidanza (per ipotetica o accertata sterilità) o l’insieme di pressioni psicologiche esterne determinano il manifestarsi di questa sintomatologia: cessazione del ciclo mestruale, indurimento dei seni, ingrossamento del ventre.
Il risultato ai test di tipo negativo attesta l’assenza di gravidanza.
Il trattamento di tipo psicoterapico induce la donna ad elaborare i suoi vissuti in termini di femminilità, di desiderio di gravidanza e di elaborazione del lutto legato alla presunta o accertata incapacità procreativa.

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